Conosciamo tutti l’amore che David Lynch prova per la musica. Essa è elemento imprescindibile delle sue
produzioni cinematografiche e seriali (Mulholland drive, Twin Peaks) nonché linguaggio attraverso
cui sperimentare: dal videoclip alla produzione di dischi fino alla
realizzazione in prima persona di un album: Crazy Clown Time. Oggi recuperiamo la felice incursione nel teatro musicale
compiuta da Lynch nel 1989. La BAM, Brooklyn Academy of Music che organizzava il New
Music America Festival – una manifestazione dedicata al teatro musicale
sperimentale – chiese a David Lynch e al compositore Angelo Badalamenti di
realizzare una performance della durata di circa quarantacinque minuti per
aprire la manifestazione il 10 novembre 1989 all’Opera House di Brooklyn.
Lynch e Badalamenti si misero immediatamente
all’opera e nonostante i tempi di realizzazione assai risicati riuscirono a
creare Industrial Symphony n. 1: The dream of the Broken Harted
(Sinfonia industriale n.1: Il sogno della donna dal cuore spezzato). Lynch si
occupò dei testi, del setting e scrisse parte delle musiche, Julee Cruise, la cantante-icona
dell’immaginario lynchiano, fu scelta come interprete principale.
La performance si apre con un filmato in cui un
uomo e una donna (Laura Dern e Nicolas Cage, i protagonisti di Cuore Selvaggio) parlano al telefono.
L’uomo dice alla donna che è costretto a lasciarla nonostante la ami. Lei
scoppia in lacrime prima poco prima della fine del breve contributo video. Il
palco si apre allora su uno scenario post-industriale e para-militare: vi
troviamo delle strutture che ricordano le architetture tecniche dei primi anni
del Novecento, aerei militari sul fondale, una carcassa di automobile e un
ciocco di legno posto su due piedistalli. Siamo nel sogno della donna dal cuore
spezzato, dove assisteremo a materializzazioni oniriche, alle battaglie
immaginifiche ed ectoplasmatiche delle istanze intrapsichiche della donna. Qui
l’Es, l’Io e il Super Ego daranno corso e sfogo al suo dolore mutando
continuamente i connotati del sogno. Quello che Lynch e Badalamenti rinominano
come «Io sognante» è impersonato da Julee Cruise che
vestita come una liceale degli anni Cinquanta per il ballo di fine anno canta
brani che hanno come tema la perdita dell’amore e il dolore. È suo il compito
di elaborare e mediare la consapevolezza della donna dal cuore spezzato nei
riguardi del trauma appena sofferto. Si alterna a lei sul set onirico un nano
(Michael J. Anderson, vestito di rosso come in Twin Peaks) che prima sega il tronco al centro della scena, azione
che simula il tentativo di rimozione del trauma da parte del Super Ego (attraverso
cui secondo la teoria freudiana s’interiorizza lo schema bene/male). Il risveglio
di un demone rosso (simile a un enorme cervo scuoiato) sconvolge sia il
racconto musicale dell’Io-sognante che l’operazione di rimozione da parte del
nano (che tenta esorcizzare il mostro illuminandolo con un faro). La demoniaca
presenza scatena uno sconvolgimento nel set onirico: luci elettriche che vanno
a intermittenza (uno stilema tipico dell’immaginario lynchiano che qui
rappresenta la variazione di energia psichica), urla, l’arrivo di alcune figure
in tuta da lavoro e passamontagna. Sono tutte manifestazioni improvvise dell’Es
che contiene le spinte aggressive e autodistruttive, nonché l’energia psichica
di tipo sessuale (incarnata anche dalla ballerina nuda che avvinta si muove sulla
scena).
Il climax Avant-Pop della rappresentazione è sul
finale: l’Io-sognante è scoperto dalle figure in tuta da lavoro nel bagagliaio
dell’automobile. La Cruise qui, ancora abbigliata come una liceale degli anni
Cinquanta al ballo, canta uno dei suoi successi Rockin’ back inside my heart, alla sua destra due comparse vestite
allo stesso modo ballano aggraziate sulle note del brano, a sinistra una fila
di ballerine da avanspettacolo felliniano ne seguono il ritmo. Intanto una
telecamera a circuito chiuso la riprende trasmettendone l’immagine a un
televisore posto sul proscenio in un primissimo piano assai perturbante.
Chiude la performance una pioggia di bambolotti con
il volto bruciato, granate emozionali che raccontano di una maternità negata e
di un ritorno all’infanzia come rifugio impossibile da realizzare.
Industrial
Symphony n. 1 è uscito in videocassetta nel 1990 con il montaggio originale
di David Lynch, oggi è possibile trovarlo nel meraviglioso cofanetto The Lime Green Set.
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