mercoledì 23 novembre 2011

The Cell di Tarsem Singh (2000)


The Cell, ha le fattezze cupe e ingannevoli di un’opale. È composto da una serie di suggestioni visive, citazioni artistiche e narrative che in esso si armonizzano con intenzione dichiaratamente Avant-Pop.
Tarsem viene dal videoclip, ha diretto i R.E.M. - vincendo l’MTV Video Music Award per il miglior video dell’anno con Losing my religion - e fra gli altri anche Suzanne Vega e Vanessa Paradis. Con The Cell il regista indiano si prende più tempo per costruire fino al più piccolo dettaglio ognuna delle proprie visioni oniriche.
La cornice thriller ospita una sorta di doppio sogno schinitzleriano a metà fra lo steampunk e il futuristico (/futuribile). Vi troviamo le vicende della psicologa Catherine Deane (interpretata da Jennifer Lopez) che abituata a solcare le terre desolate nelle menti dei propri pazienti viene contattata dall’agente Novak (uno spiegazzatissimo Vince Vaughn) perché lo aiuti a recuperare l’ultima potenziale vittima (imprigionata e filmata dentro un cubo di plexiglass che si riempie progressivamente d’acqua) del serial killer Carl Rudolph Stargher (Vincent D’Onofrio) caduto in coma durante la sua cattura.



Dall’assolato universo reale (non privo di citazioni come il cartoon che Catherine guarda alla tv, quel gioiello avantpop che è Il pianeta selvaggio) Tarsem ci conduce insieme a lei nell’impero della mente di Stargher: un universo dove traumi, orribili abitudini, violenza e paura prendono forma. Un labirinto costruito come un susseguirsi di still-life, che permette a Tarsem di giocare con le citazioni e le suggestioni artistiche più adatte alla sua rappresentazione.
Molti gli artisti citati, dal cavallo sezionato e conservato in formaldeide di Damien Hirst a H. R. Giger (che molti di noi venerano dai tempi di Alien), passando per i Brothers Quay con le loro inquietanti suggestioni in merito all’infanzia, e il norvegese Odd Nerdrum con la sua arte concettuale ricca di riferimenti all’estetica religiosa e al surrealismo.
Uno stile complesso quello di The Cell a metà fra interpretazione personale, performance artistica e citazione iconica. Una visione che parte da un invito mainstream per farsi vernissage, reading e lezione.

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