Il valore del lungometraggio Una storia vera (in inglese The Straight Story che possiamo tradurre sia come “una storia vera” che come “la storia di Straight”, in riferimento al delizioso eroe canuto della pellicola) di David Lynch è da ricercare negli stilemi, in tutti quei dettagli che fanno della pellicola distribuita dalla Disney un altro tassello nella visione dell’arte cinematografica di Lynch. Dagli uccelli, simbolo di libertà, purezza e consolazione (Rose, la figlia di Alvin costruisce casette per uccelli per lenire il dolore che cova quotidianamente), alla rappresentazione della vita suburbana, fatta di vicinato, conoscenze e senso di appartenenza. Non solo, la pellicola è prova dell’incontro dovuto tra David Lynch, amante e interprete della popular culture (come non ricordare certe scelte visive e musicali in Velluto Blu, Cuore Selvaggio e Strade Perdute?), e l’epica del sogno americano. Potremmo infatti vedere in Una storia vera una sorta di grande romanzo americano per il grande schermo.
Alvin Straight (Richard Farnsworth) è anziano, testardo ma saggio e non ha bisogno di molte parole per comunicare con la figlia Rose (che ha il volto triste e sparuto di Sissy Spacek). Alvin sa bene cosa vuole, riesce a vedere al di là del minimalismo morale dei suoi concittadini, dalla rubizza vicina Dorothy agli anziani amici della caffetteria. Rendendosi conto delle sue ormai compromesse condizioni di salute Alvin decide di partire in sella al suo tosaerba verso il Wisconsin, dove suo fratello Lyle ha appena avuto un infarto. La bellezza della pellicola è tutta nel lungo viaggio attraverso l’America rurale compiuto da Alvin in sella al suo trabiccolo: i campi a perdita d’occhio, l’agricoltura meccanizzata, i volti incrociati e le loro storie (programmaticamente figlie di una visione troppo consolatoria).
Lynch non ha voluto suddividere la pellicola in capitoli per l’edizione in DVD (proprio come vorrà per Mulholland Drive), in modo da rispettare la sequenza narrativa del racconto, girato seguendo temporalmente gli spostamenti di Alvin.
Una pellicola ricca di suggestioni narrative ed emozionali che chiude una certa produzione lynchiana, ormai pronta per migrare verso territori più notturni e surreali come quelli di Mulholland Drive e INLAND EMPIRE.
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