venerdì 23 marzo 2012

MDNA di Madonna (2012)


di Lorenzo Peroni

La sindrome dell'allenatore della nazionale, come quella del capitano di bordo: gli italiani le hanno da tempo. Twitter poi ha portato queste patologie a livelli sempre più alti. Non che si voglia appoggiare l'opinione di Serra in merito, ma fa un po' sorridere come in questi giorni, a seguito dell'uscita del nuovo album di Madonna (MDNA), tutti si sentano posseduti dallo spirito della Venegoni. Il che, va detto, accadeva anche prima sui forum, di questo e quel cantante, a ogni nuova uscita. Oggi i forum però sono un po' morti, ma ci sono pur sempre i blogger. Anche quelli un po' moribondi (mai abbastanza), ma un paio (purtroppo) resistono e ovviamente non possono esimersi dal farci sapere le loro preziose e istantanee opinioni: normalmente dei pantani di cazzate. Insomma, per dire che in questi giorni Twitter e l'internet che ancora ha voce sembrano davvero infestati dallo spirito della Maionchi ed è un continuo «MDNA sì» e «MDNA no»: un'agonia. Pare che sia più un «MDNA sì» in verità, anche se pur sempre con qualche ma. MDNA sì, ma quella canzone dura troppo, e quella canzone non l'avrei messa, e quell'altra l'avrei messa dopo, però fantastica quell'altra, un vero colpo di genio quella lì, etc.


Preceduto dalle recensioni entusiaste della critica ufficiale, la curiosità era comprensibilmente molta e le aspettative tante, com’è scontato che fosse. MDNA, in buona sintesi (e senza volerci perdere in pantani di cazzate anche in queste righe), è un album che potremmo definire meh. L'aspetto degno di nota (l'unico?) è che Madonna, probabilmente per la prima volta in tutta la sua carriera, come principale riferimento musicale prende se stessa. E' una scelta interessante per dimostrare come Madonna può essere ancora Madonna oggi ignorando quello che c'è stato nel mezzo della sua assenza (Lady Gaga, Rihanna e Katy Perry). In MDNA si citano cita Hung Up, Beautiful Stranger e Ray Of Light, ma si riprendono anche le suggestioni di American Life e Music.  Una dichiarazione d’indipendenza, sparando gli ultimi botti da dancefloor.  Peccato per le ballad, brutte come non mai: io non ce le avrei messe.



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