L’intertestualità ha sempre avuto
una grande importanza nell’Opera narrativa di
Bret Easton Ellis. Molti dei suoi
personaggi – secondo la logica dell'intercambiabilità degli individui – si
affacciano da una storia all’altra per mostrare nuove – a volte molto sottili –
caratteristiche della propria esistenza. Non sfugge a questa logica nemmeno
Clay il protagonista di
Meno di zero - primo romanzo di Bret Easton
Ellis – che ritroveremo in
Le regole dell’attrazione dove viene
descritto dai protagonisti Lauren, Paul e Sean come il «ragazzo di L.A.» sempre
in bermuda e occhiali da sole.
In Meno di zero (titolo da
un brano cult di Elvis Costello) Clay torna da Camden a Los Angeles dove
riallaccia i rapporti con la fidanzata storica Blair e con la nutrita fauna di amici
– abbronzati, sconvolti e bellissimi – lasciati ad arrostire sulle spiagge
della California. Tra di essi spicca Julian, il miglior amico di Clay, (su cui
è incentrata la riduzione cinematografica scult del romanzo con Robert
Downey Jr.) costretto a prostituirsi per pagarsi le anelate dosi di eroina.
Bret Easton Ellis mette qui in
scena quello che Sontag ha teorizzato nel suo saggio
Davanti al dolore degli
altri, gli appetiti visivi degli amici di Clay e Blair sono infatti
sintomatici di un’esistenza attutita e atrofizzata nel confronto col dolore.
Solo i due protagonisti rimangono sconvolti dall’atteggiamento degli amici
intenti a trasmettere uno
snuff movie durante un party o a osservare e
fotografare la loro amica Muriel - anoressica in riabilitazione - mentre si
inietta l’eroina nel braccio piangendo, o ancora davanti alla processione per
guardare il cadavere di una dodicenne nuda sul letto di Rip. L’obnubilazione
(che impedisce a Clay di riconoscere pure le sorelle minori), la sdrucita ed
elegante afasia che rende i corpi dei giovani protagonisti così desiderabili è
un effetto estremizzante. In
Meno di zero siamo appunto all’estremo:
Clay, Blair, Julian, Rip, Alana e gli altri possiedono tutto, vanno a letto con
chiunque e censurano i propri desideri a favore di una superficie rassicurante e
attraente. La superficie, materia prima del Minimalismo di Ellis, non è ancora
una Vergine di Norimberga in cui costringere la propria natura come in
American Psycho o
Glamorama, è ancora una scelta, una coperta di Linus cangiante con
cui affrontare l’orrore – che qui è sempre altro da sé, un miraggio nel deserto, come il non luogo Palm Springs – fino all'eventuale salvezza finale (che già si
perderà nel paragrafo conclusivo amputato de
Le regole dell’attrazione):
lasciare Los Angeles sperando di non tornarci mai più.
Sarà poi davvero così?
No. Bret Easton Ellis – dopo la
parentesi metanarrativa di
Lunar Park – è tornato a raccontare la storia
di Clay e Blair a più di vent’anni di distanza in un nuovo romanzo in
Imperial Bedrooms. Titolo preso da un altro brano cult di Elvis Costello…
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