Che cosa spinse David Cronenberg ad accettare la proposta della produttrice Debra
Hill nel 1983? Il regista canadese veniva dal successo iconico di una pellicola
politica e profondamente cronenberghiana come Videodrome e la sceneggiatura che la Hill gli propose non solo era
stata scritta da altri (Jeffrey Boam) ma era anche basata su uno dei romanzi
più interessanti di Stephen King, La zona morta. La storia è poi ambientata nella provincia americana invece
tutte le opere sin qui realizzate dal regista canadese propongono un’ambientazione
metropolitana, postmoderna, tentacolare. Insomma quale illuminazione avrà
convinto Cronenberg a lavorare al progetto? Dalle interviste, dalle brevi
dichiarazioni in merito e soprattutto dalla visione della pellicola, è facile
comprendere come Cronenberg sia stato soprattutto attratto dalla matrice
politica della storia, dalla riflessione sui cambiamenti nei meccanismi di
conquista del consenso in politica e dalla possibilità da parte dell’uomo
comune di influenzare il destino sociale dell’umanità.
Cronenberg decide di epurare la storia dai molti
riferimenti culturali limitrofi che con cura certosina Stephen King aveva inserito
nella sua storia. Mantiene solo lo sguardo sulla campagna organizzata da
Stillson per la sua corsa al Senato. In quest’operazione riconosciamo tutto il
disappunto, il rifiuto e la critica orrorifica al reaganismo (la campagna di
Stillson richiama direttamente quella del sessantaseiesimo presidente degli
Stati Uniti) e il dichiarato e netto rifiuto nei confronti del nazismo e di
ogni forma di totalitarismo.
Greg Stillson |
Nel suo film Cronenberg fa risalire la genesi della
doppia visione di Johnny Smith (un meraviglioso Christopher Walken) a un
incidente stradale, ancora una volta l’innocenza e integrità umana (pochi
minuti prima Johnny ha rifiutato l’invito sessuale della sua fidanza Sarah) sono
turbate, violentate dalla techné,
dall’automobile (richiamo diretto agli incidenti di Rabid. Sete di sangue e Fast Company) che dilania e imprigiona (come uno scellerato grembo materno) il
corpo di Johnny per restituirlo al mondo profondamente mutato, differente,
altro. La pellicola procede a un ritmo evangelico, Johnny risvegliatosi dopo
cinque anni dal coma (o dalla trance, come la definisce sua madre) si accorge
di essere dotato di una «seconda vista» che gli permette non solo di muovere il suo
sguardo attraverso lo spazio e il tempo ma anche di influenzare il corso degli
eventi. Ancora una volta Cronenberg lavora su una delle sue principali
ossessioni, la vista, la sua estensione quale vero e proprio arto (ricordiamo la
vista “fisiologica” del telepati di Scanners),
organo post-umano d’elezione per entrare in contatto con il reale. Attraverso la
sua «seconda vista» Johnny riuscirà a salvare la vita di due bambini, acciufferà un
efferato killer di donne e proverà a evitare l’avvento di un doppio di Hitler.
Una delle visioni premonitrici di Johnny |
Non è un caso che il mite Johnny - insegnante
amorevole, figlio modello, tenero con i bambini (con cui sembra riuscire a
comunicare immediatamente senza bisogno di particolari abilità), innamorato
della fidanzata Sarah – sviluppi un’abilità che sembra richiamare il
fanciullino pascoliano. Johnny entra in contatto con il mondo diversamente
dagli altri, rifiuta le istanze dell’utilitarismo degli adulti e attraverso la
poesia ritrova le sensazioni più pure e vere dell’infanzia. Infine come il
fanciullino anche Johnny scopre aspetti nuovi e misteriosi, che «sfuggono ai nostri sensi e alla nostra
ragione».
Cronenberg
punteggia inoltre la narrazione di figure materne, asfissianti amanti come nel
caso della madre di Johnny (che morirà assistendo alla gogna mediatica cui è
sottoposto il figlio durante una conferenza stampa), conniventi compagne di
scelleratezze come nel caso dell’assassino di Castle Rock, angeliche figure trasfigurate
come nel caso della rediviva genitrice del dottor Weizak. Per Cronenberg – profondamente
influenzato dalle teorie di Carl Gustav Jung – La zona morta è l’occasione ideale per mettere in scena le istanze
riguardanti il Complesso di Edipo, pomo della discordia e momento di rottura
fra il genitore Freud e il figlio e discepolo Jung. Secondo quest’ultimo il
desiderio di ricongiungimento alla madre è sintomo di un desiderio di
rinascere, rigenerato a nuova vita, un desiderio di trasformazione (proprio come accade a Johnny), il
desiderio, definito da Freud incestuoso, diventa in Jung l’iniziazione a una
nuova vita spirituale. Nella prima parte della pellicola Johnny ci appare con i
connotati di un bambino, diligente e sensibile, un individuo ancora legato alla
semplice e rassicurante vita familiare che rifiuta le avances della fidanzata. Solo dopo la nuova nascita - che coincide
con la morte dell’ossessiva madre cui nel delirio Johnny si ricongiungerà –
egli potrà sviluppare una nuova personalità, matura, cosciente e adulta.
In
definitiva La zona morta, forse il
film più pienamente hollywoodiano di Cronenberg, ci conduce ancora una volta
all’interno della ricerca visuale e teorica di Cronenberg senza rinunciare alla
godibilità di un cinema che sa raggiungere un pubblico di sempre grandi
dimensioni.
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