David Cronenberg – dopo la parentesi kinghiana de La zona morta – torna a lavorare sulla
poetica della «nuova carne» con La mosca. A questo punto il regista canadese ha definito il suo immaginario,
allo stesso tempo dark e sexy, organico e mutante. La sua si conferma
un’articolata riflessione sulla visione, su ciò che è possibile o meno
percepire con l’occhio. Egli commistiona, attraverso tecniche
biologico-cinematografiche, la sua riflessione sulla percezione visiva con i
meccanismi d’intenzionalità e decisione, d’influenza e possibilità di scelta da
parte dell’individuo e dell’umanità.
Cronenberg sceglie qui di lavorare al remake di un film
di fantascienza del 1958 The Fly
(conosciuto in Italia con il titolo L’esperimento del dottor K.) interpretato da Vincent Price. In realtà il remake è solo un
pretesto per scarnificare la storia e riadattarla alle esigenze della sua
poetica. I modelli sono qui riconoscibili: Frankenstein, o il moderno Prometeo
di Mary Shelley, Edgar Allan Poe ma soprattutto l’H.P. Lovecraft dei racconti.
Seth Brundle (interpretato da Jeff Goldblum) è uno scienziato dedito al suo
lavoro, solitario, spinto dal desiderio di superare i limiti non solo
dell’umano (come gli scienziati di Lovecraft, ossessionati dalla morte e dalle forme
di oltre-vita) ma del reale tutto. Brundle vuole che la sua visione diventi
modello di evoluzione per la società (iconica l'immagine di Brundle con in braccio un babbuino). Durante la sua mutazione (quando si
ritrova a possedere forza e resistenza fuori dal comune) non rinuncerà a
travisare le istanze positive della sua invenzione dichiarando di voler
realizzare individui in grado di superare la finitezza umana.
Per Cronenberg mutazione vuol dire fusione.
Lo abbiamo visto soprattutto nel finale apocalittico di Scanners, dove viene
generato un nuovo individuo-sintesi dai due fratelli telepati, ma anche ne Il demone sotto la pelle e Rabid. Sete di sangue dove la mutazione era
provocata dall’ingresso di un organismo estraneo nel corpo umano. Il concetto è ancora una volta centrale anche ne La mosca.
David Cronenberg gioca con la creatura del suo film |
Nel melodrammatico
finale, ancora una volta i ruoli e le scelte vengono ribaltati. Come accade
spesso nel cinema di Cronenberg non tutto ciò che vediamo è veritiero. Un’operazione
che demistifica continuamente (mettendo in guardia lo spettatore, allenandolo a
una interpretazione critica della visione) i connotati di personaggi e vicende.
È bene notare come la creatura Brundle-mosca prima del doloroso finale compia
l’ultima fusione possibile: quella fra organico e macchina. Da qui in poi il
cinema di Cronenberg indagherà le possibilità di separazione, sdoppiamento,
riconoscimento. Dal successivo Inseparabili
fino a M. Butterfly.
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